Oggi per ansia s’intende “l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuri, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione”. Il pericolo in questione può venire dall’interno (una malattia o un pensiero) o dall’esterno (un oggetto o una situazione). L’ansia è dunque un costrutto multidimensionale, che implica:
- aspetti cognitivi (pensieri di anticipazione, apprensione e preoccupazione che tendono ad ingigantirsi sempre di più)
- aspetti fisiologici (un’attivazione del sistema nervoso autonomo e la produzione di veri e propri sintomi neurovegetativi
- aspetti comportamentali (solitamente l’evitamento, la fuga, o la messa in atto di rituali compensativi).
L’ansia è innata e fa parte della natura umana; è una delle 5 emozioni di base e può considerarsi la normale risposta del nostro organismo che si prepara ad affrontare ciò che avverte come un pericolo. L’ansia ci prepara all’azione di attacco o fuga, ossia provoca nell’organismo quella cascata di reazioni che predispone la persona ad allontanarsi il più velocemente possibile dal pericolo, o a fronteggiarlo. Quando l’ansia è adeguata e congruente con la situazione essa rimane un valido sistema di sicurezza per la specie umana; diviene però un problema quando è troppo intensa rispetto alla situazione che ci troviamo a fronteggiare, dura eccessivamente a lungo, o si attiva troppo frequentemente.
L’ansia si manifesta diversamente da persona a persona, ma in genere le sue caratteristiche sono:
- pensieri ansiosi (Farò una figuraccia, Non sarò all’altezza, Mi sentirò male…)
- emozioni ansiose (paura, timore, ansia)
- sensazioni corporee alterate (tensione muscolare, respirazione veloce, battito cardiaco accelerato, sudorazione profusa, sensazioni di svenimento, vertigini…)
- comportamenti alterati (agitazione, aumento/diminuzione appetito, evitamento di certe situazioni…).
Inoltre, una volta instauratasi, l’ansia tende ad indurre un circolo vizioso che contribuisce al suo graduale incremento. I sintomi stessi diventano oggetto di preoccupazione andando quindi ad aumentare la catastroficità dei pensieri e di conseguenza l’ansia stessa.
La risposta più naturale di fronte a questa reazione che coinvolge l’intero organismo è quella di allontanarsi, ma, l’evitamento di questa situazione che all’istante genera un immediato sollievo, diventa a lungo termine il principale sistema di mantenimento del problema stesso. Per superare l’ansia è necessario infatti fronteggiare le proprie paure e trovare strategie efficaci per poter “stare” in quella situazione.
Non esiste una causa unica per l’ansia. Ci può essere una predisposizione genetica familiare, come nella maggior parte dei disturbi psicologici si eredita una predisposizione, non il disturbo, pertanto l’educazione, l’apprendimento da modelli particolarmente apprensivi, lo stress causato da un importante cambiamento nella propria vita (la perdita del lavoro, ma anche una promozione, un trasferimento, un lutto, un incidente, la nascita di un figlio), vanno a determinarne la comparsa.
Questi fattori interagiscono tra di loro in maniera e in misura diversa di caso in caso ed è pertanto necessario raccogliere i dati in modo attento e preciso per poter differenziare la diagnosi. Quando l’ansia diventa un disturbo psicologico può avere delle gravi ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne soffre; molti tendono, infatti, ad evitare le situazioni e le persone che le spaventano, limitando la propria vita privata e professionale.
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Bibliografia
Galeazzi, A., Meazzini, P. (2004). Mente e Comportamento. Giunti Editore, Firenze.
Goldwurm, G.F., Sacchi, D., Scarlato, A. (1986). Le tecniche di rilassamento nella terapia comportamentale. Franco Angeli
Sassaroli, S., Lorenzini, R., Ruggiero, G.M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. Raffaello Cortina Editore, Milano.