Si tratta di una forma di “vulvodinia” (“vulva dolente”) definita come infiammazione del vestibolo o apertura vaginale e dei tessuti immediatamente circostanti.
Il sintomo principale è il dolore all’introito vaginale, di varia entità e più o meno esteso a varie situazioni (dal solo contatto col vestibolo nel rapporto sessuale o con l’assorbente o con lo speculum, a quello con indumenti o nel corso di movimenti come il camminare o l’andare in bicicletta).
Altri sintomi sono l’arrossamento del vestibolo, il dolore alla base dei peli pubici, il bruciore durante la minzione, segni di abrasione al vestibolo o in tutta la zona vulvare, prurito, perdite biancastre o ematiche.
Alla base del disturbo vi sono fattori che ne predispongoo la comparsa, che precipitano i sintomi e che li mantengono nel tempo, che possono essere di tipo sia biologico che psicologico.
Il disturbo è ancora in via di ricerca ed in questa sede forse è meglio presentare le ipotesi ufficiali e le terapie finora sondate.
IPOTESI CIRCA LE CAUSE DELLA VESTIBOLITE VULVARE E RELATIVE TERAPIE.
Associazione fra vestibolite e papilloma virus (cura interferone).
Associazione con infezioni da Candida, batterio ureaplasma, streptococco di Gruppo B (antibiotici).
Fattori di rischio: uso precoce di contraccettivi orali e rapporti sessuali precoci.
Somministrazione sistemica o locale di corticosteroridi.
Livelli eccessivamente elevati di ossalati nelle urine (dieta povera di ossalati e assunzione di citrato di calcio che li neutralizza).
Alterazioni del PH vaginale.
Cambiamenti immunologici ancora non ben definiti.
Altre terapie: anestetici locali, capsaicina (distrugge le fibre sensoriali locali), rilassamento dei muscoli vaginali, perineoplastica (rimozione dell’intero vestibolo), vestiboloplastica (resezione del ramo del nervo pudendo che porta al vestibolo, che viene lasciato per la maggior parte intatto).
INOLTRE…
Come molti disturbi della sfera sessuale si rende indispensabile un lavoro multidisciplinare che prevede la presenza di un ginecologo che disambigui la diagnosi, di uno psicologo che prenda in carico gli aspetti psicoeducativi e relazionali e talvolta di altre figure che si rendono necessarie sulla base dell’entità del disturbo e delle sue caratteristiche cliniche.