ll Disturbo Bipolare è una di quelle condizioni che viene spesso chiamata in causa erroneamente come di lunatico o “mentalmente instabile”, quando in realtà implica profonde alterazioni sull’asse timico dell’umore, ossia quello che oscilla, senza alcuna ragione apparente, tra un profondo stato depressivo ad un’eccitazione smodata.
Il passaggio da uno stato all’altro è accompagnato da gravi modificazioni delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti dell’individuo.
Nella fase maniacale, il disturbo si manifesta tipicamente in forme di disinibizione esasperata ed in altri comportamenti eccessivi e socialmente inappropriati, talvolta molto pericolosi per l’incolumità dell’individuo stesso. Al contrario, le fasi depressive possono risultare talmente gravi da portare anche ad episodi di autolesionismo. Spesso il disturbo si manifesta accompagnato ad abuso di sostanze, principalmente droghe ed alcool, utilizzate come forma di “auto-medicazione”.
Solitamente il primo episodio della sindrome Bipolare si sviluppa nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, per poi ricorrere nuovamente, in maniera più o meno frequente, nel corso del tempo.
Non esiste un’unica ragione alla base dell’insorgenza del Disturbo Bipolare, ma è dimostrata la familiarità della malattia, il che lascia presupporre che i fattori genetici giochino un ruolo rilevante nella vulnerabilità al disturbo e quindi, come già suggerito nella scheda relativa alla Depressione; non esiste una sorta di “gene” del disturbo, ma quello che può essere trasmissibile è una sensibilità allo stress che può infine manifestarsi attraverso questa sintomatologia. Ovviamente giocano un ruolo fondamentale altri fattori individuali appresi, l’educazione ricevuta, il numero di esperienze positive o negative di vita e naturalmente la coincidenza di fattori particolari in dati momenti della vita, capaci d’instaurarlo (fattori precipitanti).
Esistono diverse tipologie del disturbo appena descritto che si differenziano tra loro sulla base dell’intensità della fase maniacale e sulla ciclicità di essa con quella depressiva.
Il disturbo Bipolare è una classica forma psichiatrica ed è necessario affrontarlo con i farmaci, solitamente stabilizzanti dell’umore e antidepressivi (triciclici o SSRI), sotto attenta e continuativa supervisione psichiatrica.
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che, per avere una maggiore stabilità dell’umore, è necessario associare ad un trattamento farmacologico (che rimane fondamentale), una psicoterapia, meglio se di orientamento cognitivo-comportamentale, in quanto questa permetterebbe di:
- migliorare la compliance al farmaco;
- aiutare la persona a riconoscere precocemente i sintomi delle due fasi per attuare comportamenti adeguati
- imparare a discutere e modificare i propri stili di pensiero irrazionali e disfunzionali;
- imparare strategie più efficaci per affrontare le difficoltà quotidiane, come gestire la propria rabbia, o migliorare le proprie abilità comunicative;
- lavorare specificatamente sulla fase depressiva, secondo le modalità tipiche della terapia cognitivo-comportamentale
I Disturbi Bipolari si distinguono principalmente in 3 categorie anche se alcuni autori ne hanno aggiunte altre quindi, non stupitevi se vi capiterà di sentire il termine “Disturbo Bipolare III e mezzo”.
Il Disturbo Bipolare I si diagnostica se vi è stata nella vita del paziente almeno un episodio di Mania od un episodio Misto che si manifesta con la compresenza di sintomi sia depressivi che maniacali, durante lo stesso giorno. Solitamente si osserva una successiva fase Depressiva, ma in generale, affinché sia possibile fare la diagnosi di questo disturbo basta che vi sia stato un episodio maniacale.
La Mania si definisce come un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o irritabile, della durata di almeno 1 settimana o, qualora sia necessaria un’ospedalizzazione della persona, di qualunque durata.
In questo stesso periodo devono essere presenti 3 o più sintomi tra:
- autostima ipertrofica o grandiosità
- diminuito bisogno di sonno (non insonnia)
- maggiore loquacità o spinta a continuare a parlare
- fuga delle idee o esperienza personale che i pensieri si susseguano in modo troppo rapido
- distraibilità
- aumento dell’attività finalizzata (quindi lavorativa, scolastica, negli hobby)
- aumento dell’attività ludica, soprattutto quella con conseguenze dannose (atteggiamento di sensation seeker)
Per fare una diagnosi di Disturbo Bipolare II è invece necessario che la persona abbia sperimentato un episodio Ipomaniacale ed uno Depressivo.
L’Ipomania si presenta esattamente come la Mania ma ha una durata inferiore (4 giorni).
In entrambi i casi ed in generale quando si fa una diagnosi è necessario distinguere i sintomi attuali da quelli causati da condizioni mediche generali, dagli effetti di sostanze o farmaci, o da altri disturbi psicologici.
Un appunto che vale la pena di fare è per il soggetto Ipomaniacale, ossia un individuo con un tratto temperamentale che rappresenta l’espressione sottosoglia dell’episodio ipomaniacale e che di per sé non è da considerarsi patologico.
Si stima che circa l’8% della popolazione non clinica presenti tale tratto, che è caratterizzato da 4 o più dei seguenti fattori presenti in modo stabile e non transitorio:
- lietezza ed esuberanza
- loquacità, arguzia, spiritosaggine
- sicurezza di sé, fiducia ed ottimismo
- versatilità con ampi interessi
- energia ed impegno all’azione
- presenza di molti piani e progetti
- tendenza a dormire poco
- elevato livello di libido
- disinibizione ed interesse per la novità
- intrusività.
Bibliografia
Galeazzi, A., Meazzini, P. (2004). Mente e Comportamento. Giunti Editore, Firenze.
Govoni, S. (1998). Neuropsicofarmacologia. UTET, Torino.
Rovetto, F. (2003). Elementi di psicofarmacologia per psicologi. Franco Angeli, Milano.